Rachel Weisz: «Il
mio nome è Lady Bond»
È
la moglie di Daniel Craig e una delle attrici più sexy di Hollywood. Eppure da
bambina non sognava un principe e amava i vestiti da uomo
di Simona Siri
Al
terzo giorno di promozione, dopo aver parlato con la stampa di mezzo mondo e
aver risposto alle stesse identiche domande con la stessa identica risposta («Interpretare il ruolo della cattiva è stato
divertentissimo»), dopo essere volata – per soli due giorni – in Giappone
(«E sono riuscita comunque a ingrassare!»), dopo che la sera prima aveva
passeggiato per il red carpet con addosso un leggerissimo abito di Michael Kors
quando fuori c’erano zero gradi rischiando la polmonite, dopo tutto questo
Rachel Weisz ha una sola, comprensibile richiesta: «Per favore, non mi chieda come faccio a tenermi in forma. È la
domanda più noiosa che esista, eppure me la fanno sempre. Vado in palestra, no?
E che cosa ci sarà mai di interessante nel farlo?». Ha ragione. Ben più
interessante sarebbe suggerirle una risposta del tipo: «Faccio un sacco di
sesso con mio marito, embè?», ma io e Rachel non siamo ancora abbastanza in
confidenza. E ho detto: non ancora. Da lì a mezz’ora Rachel farà tre cose per
le quali passerà di diritto dallo status di Insopportabile Perfettina a
Potenziale Migliore Amica. Le tre cose sono: riderà tantissimo per un mio
aneddoto d’infanzia; mi farà i complimenti per il colore dei pantaloni (verdi,
per la cronaca); mi saluterà facendomi l’occhiolino come a dire noi sì che ci
intendiamo. Siamo a Londra, alla prima del
Grande e potente Oz, filmone Disney pensato come il prequel del Mago di Oz,
il famoso film del 1939 tratto dai romanzi di L. Frank Baum, quello con Judy
Garland/Dorothy in scarpette rosse, con l’uomo di latta, lo spaventapasseri, il
leone fifone e la meravigliosa Over the Rainbow. Niente di tutto questo c’è
invece in questo film che racconta, appunto, gli eventi precedenti all’arrivo
di Dorothy nel Paese di Oz, quando il mago Oscar «Oz» Diggs (qui James Franco)
viveva ancora in Kansas dove campicchiava come prestigiatore da quattro soldi
un po’ cialtrone e molto donnaiolo, e intanto il fatato Paese – in attesa
dell’avverarsi della profezia che indicava come futuro re un potente mago
venuto da lontano e chiamato appunto Oz – era dominato da Evanora, Strega
cattiva dell’Est, sovrana della città di Smeraldo, ovvero Rachel Weisz. Non credo si sia mai vista una strega elegante
come la sua Evanora.
«Non
avrei mai potuto interpretarla senza il corsetto, le piume, le paillette: metà
del personaggio lo fa l’abito». Però la cattiveria è tutta sua. «È il bello dei
personaggi Disney: non hanno mezze misure. E quando reciti un ruolo così più
sei cattiva, più ti diverti. La mia scena preferita è quando torturo Michelle
Williams, così pura e angelica».
Leggeva le fiabe,
da bambina?
«Non molte: quelle
che mi piacevano di più erano quelle dei fratelli Grimm perché erano un po’
spaventose».
Cenerentola?
«Oh no, mai
sopportato il ballo e neanche il vestito. Piuttosto, come si chiamava quella
chiusa nella torre…».
Almeno Cenerentola
finisce bene: diventa principessa.
«L’unico modello
che io abbia avuto da bambina è stata Elizabeth Taylor in Gran Premio. E sa
perché? Perché per gareggiare si traveste da ragazzo».
Era un maschiaccio?
«Beh, sì: mi
arrampicavo sugli alberi».
Con le bambole ci
giocava?
«Le detestavo.
Soprattutto le Barbie».
Matrimonio, abito
bianco: mai sognati?
«Mai. Preferivo
vestirmi da maschio. Ancora oggi, se mi chiede che parte vorrei davvero
interpretare, la mia risposta è: quella di un uomo. Spero che prima o poi
qualcuno me la proponga».
Lei e Daniel
insieme fate sognare, altro che Cenerentola e il Principe.
«Beh, ma allora la
vera fiaba è quella di Barack e Michelle Obama: si conoscono da giovani, si
sposano quando lui non è ancora nessuno, arrivano a essere la prima coppia
afroamericana alla Casa Bianca. E poi lei è così chic».
Speravo mi
rispondesse che Daniel ha i difetti di un qualunque altro marito.
«Lui per me è
perfetto».
Link
: Vanity Fair
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