Parla Rachel Weisz:
"Amo 007,
e non sopporto gli
uomini rudi"
L'attrice
spiega il suo bisogno di delicatezza nei rapporti.
"Per me esiste solo
l'amore cortese".
"Anche sul lavoro trovo più creativa la gentilezza
rispetto alla pressione"
di ARIANNA FINOS
La
gentilezza che fa girare il mondo di Rachel Weisz. Pelle diafana e delicata che
si sciupa con un soffio, dietro le caviglie le scarpe con i tacchi a spillo
hanno lasciato segni rossi che sembrano piaghe e lei li nasconde infilandoli
sotto la tovaglia ricamata del tavolo tondo della Ballroom, Hotel Claridge's a Londra. Ha un carisma
innato, quest'attrice volitiva e morbida che il regista Sam Raimi ha scelto
"per la sua grazia regale e l'autorevolezza" per il ruolo della
potente strega Evanora, reggente della Città di Smeraldo nel mondo di Il grande e potente Oz.
Un
personaggio che nel libro di Frank L. Baum non esisteva nemmeno: "La
quintessenza della perfidia, divertentissima da recitare", dice Rachel Weisz che ama le parti da cattiva e
da sgradevole eroina. "In passato quei ruoli alla Bette Davis andavano
di moda, oggi non più". Fuori dallo schermo però, ritiene che il
sentimento più importante, nella sfera personale e a livello universale, sia la
gentilezza. Lontana dai luoghi comuni che mettono l'amore al primo posto tra i
sentimenti dice: "L'amore è la pulsione più potente, ma può portare a
gesti incontrollabili, ingiusti, violenti. Per amore si tradisce, si odia, si
uccide. Ecco perché per me conta di più
la gentilezza". Rachel Weisz sostiene che "nell'essere umano
convivono due pulsioni, l'indole cortese e quella distruttiva. Una si basa sul
rispetto e l'altra fa leva sulla forza".
"Proprio
perché sono sempre stata estremamente sensibile - racconta - ho bisogno di
morbidezza. Non sopporto le sensazioni
travolgenti e negative: non riesco a vedere i film d'orrore. Le scene piene
di sangue mi fanno stare male, la tensione mi pare intollerabile". Qualche
horror però l'ha girato: "Ma noi attori non subiamo, a differenza di voi
spettatori, la manipolazione delle musiche e del montaggio". Come Dream house, il film ad alta tensione sul
cui set è nato l'amore con l'attuale marito, Daniel Craig. Il legame ha
messo fine al matrimonio con il regista Darren Aronofski, che deve averla presa
malissimo. Tanto da abbandonare la direzione del nuovo kolossal con Wolverine
(l'amore fa male, appunto). Sull'argomento l'attrice tace, spiegando che
"i media possono distorcere i concetti e provocare sofferenze". Dal
loro rapporto è nato Henry, sei anni, che ha portato con sé sul set del Grande
e potente Oz "Io ed Henry abbiamo perfino condiviso il momento più
importante della mia carriera, l'Oscar per The constant gardener-La
cospirazione. Di quella sera sul palco, ricordo che mi sentivo molto incinta,
ero all'ottavo mese e non ce la facevo più".
"L'essere
umano ha bisogno di cure quotidiane - spiega Rachel Weisz- piccole attenzioni
che fanno bene allo spirito". Come molti dei personaggi che ha portato
sullo schermo è una pasionaria gentile, s'impegna per la natura e quando può
ama viaggiare. "Tra i paesaggi più
belli della mia vita ci sono le campagne dolci della Toscana",
conosciuta da ragazza, quando Bernardo Bertolucci la volle, a inizio carriera,
sul set di Io ballo da sola. Rachel Weiz non è stata una bambina prodigio. I
suoi genitori, ebrei, si trasferirono a Londra durante la seconda guerra
mondiale. Sognavano per lei una carriera accademica. La madre, psicoanalista,
era nata a Vienna, il padre inventore, a Budapest. Rachel, 42 anni, è nata a
Westminster ed è cresciuta a Londra, con le tante difficoltà che incontrano gli
stranieri: "Ho dovuto imparare ad
essere inglese, adattarmi ad ambienti, situazioni, persone e regole formali
diverse". Il tono suggerisce momenti della vita in cui non è stata
trattata con quella gentilezza che per lei oggi è regola esistenziale, non un
retaggio formale d'altri tempi ma apertura e disponibilità nei confronti
dell'altro.
"Ho
scritto e diretto un cortometraggio, Il ladro, non un blockbuster va detto. Ma
non voglio fare la regista, non ho la
durezza necessaria per dirigere un set, le troupe sono ancora ambienti maschili.
Piuttosto mi piacerebbe continuare a scrivere ma non ho la disciplina, sono
discontinua". Durante gli anni in cui studiava letteratura a Cambridge ha
scoperto la vocazione di attrice. "Molti sostengono che mettere sotto
pressione aiuti a dare il meglio. Per me invece la gentilezza è molto più
creativa. La frusta con me non funziona,
anzi mi inibisce. Per questo mi sono trovata bene con il regista Sam Raimi,
riesce a condurti sul set senza mai forzare". Lo stesso rapporto idilliaco
l'ha spinta a girare di nuovo con Fernando Mereilles: "È uno degli autori
più sensibili che conosco. Il film 360 si ispira al Girotondo di Arthur
Schnitzler, un racconto pieno di umanità e valori".
Link : Repubblica.it
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