Sì, ma cosa beve
James Bond?
di Umberto Eco
Dall'Espresso del 28.03.2013
La
questione è intricatissima. E non bisogna fidarsi dei film, specie doppiati.
Meglio leggere direttamente Fleming. Tenderei quindi a escludere la tesi che si
facesse servire Martini con il vermouth rosso e dolce.
Leggo,
in una lettera inviata su "Sette" a Antonio D'Orrico, che in una
recente traduzione di "Vivi e lascia morire" James Bond ordina un
cocktail Martini con Martini "rosso". Eresia parlare di un Martini con vermouth dolce, e una traduzione
italiana precedente parlava di gin e Martini e Rossi, che è un'altra faccenda.
E' vero che secondo alcune antiche cronache i primi cocktail Martini inventati
in America nell'Ottocento sarebbero stati fatti di due once del "Martini
and Rosso" italiano, un'oncia di gin Old Tom, più del maraschino e qualche
altro ingrediente che suscita l'orrore
di ogni persona bene educata. Ma, se pure il Martini Rosso appare nel 1863,
secondo altri esperti il cocktail Martini si diffonde inizialmente nella forma
attuale non usando il vermouth Martini bensì il Noilly Prat, e il nome Martini
sarebbe associato al cocktail originario vuoi a causa di una località
californiana (Martinez) vuoi dal nome Martinez di un barman. Insomma, su tutta
questa intricatissima vicenda si veda il fondamentale "Martini straight
up"di Lowell Edmunds, tradotto nel 2000 in Italia da Archinto come
"Ed è subito Martini".
Ora,
che cosa beve James Bond? In realtà beve di tutto e rimane famoso l'incipit di
"Goldfinger" che, reso malamente nella traduzione del 1964, recitava
"James Bond stava seduto nella sala d'aspetto dell'aeroporto di Miami. Aveva
già bevuto due bourbon doppi e ora
rifletteva sulla vita e la morte" – come se oltretutto Bond attendesse
l'aereo come un passeggero della turistica. Invece scriveva Fleming (maestro di stile): «James Bond, with two double
bourbon inside him, sat in the final departure lounge of Miami Airport and
thought about life and death». Ma il primo Martini che 007 beve, in "Casino
Royale" (e non "Casinò Royal" come nell'edizione italiana) è quello che poi sarebbe passato alla storia
come Vesper Martini: «Tre misure di Gordon, una di vodka, mezza di China
Lillet. Versate nello shaker, agitate sino a che è ben ghiacciato e poi
aggiungete una bella di scorza di limone». Il China Lillet è un altro e più
raro tipo di vermouth dry, e Bond berrà un Vesper Martini anche nel film
"Quantum of solace".
In
realtà Bond beve di solito il Martini come lo conosciamo noi ma, quando lo
ordina, specifica «shaken, not stirred», il che vuole dire mettere gli
ingredienti in uno shaker da agitare o scekerare (come avviene con vari altri
cocktail) ma non mescolato in un mixer.
Il problema è piuttosto che da Hemingway in avanti per fare un buon Martini si
versano in un mixer già pieno di ghiaccio una dose di Martiny Dry, si versa il
gin, si mescola o "mixa", e si filtra il liquore nel classico
bicchiere triangolare in cui alla fine si inserirà l'oliva. Ma gli
intenditori vogliono che, dopo versato il Martini e mescolato ben bene, si
ponga una griglia sopra il mixer, si butti via il vermouth così che ne rimanga
solo una patina a insaporire i cubetti, solo dopo si versi il gin e infine si
filtri il gin ben freddo e insaporito di dry. Il rapporto tra gin e vermouth
varia da intenditore a intenditore, compresa la versione per cui si dovrebbe
soltanto far passare un raggio di luce attraverso la bottiglia del vermouth
sino a toccare il ghiaccio, e basta. Nella versione che gli americani chiamano
Gin Martini invece di Martini Cocktail si versa nel bicchiere anche il
ghiaccio, ma i raffinati ne inorridiscono. Come
mai un intenditore come Bond vuole il Martini scekerato e non mixed? C'è
chi sostiene che se il Martini viene scekerato si introduce più aria nella
mistura (si dice "bruising the drink") migliorandone il sapore. Ma
personalmente non ritengo che un gentiluomo come Bond voglia il Martini scekerato.
Infatti ci sono siti Internet che asseriscono che la frase, se appare nei film,
non appare mai nei romanzi (così come in Conan Doyle non appare mai
"elementare caro Watson"), se non forse a proposito del discusso
Vodka Martini. Ma confesso che, se avessi dovuto controllare su tutta l'opera
omnia di Fleming, chissà quando avrei scritto questa bustina.
Link : L'Espresso
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