JOHN PEARSON
il BIOGRAFO di IAN FLEMING
di Luca Bonacini
Una
mattina fredda del febbraio 2004 l’aereo atterrò al Catullo di Verona.
L’anziana coppia elegante in quegli abiti un pò d’antàn ritirò i bagagli e ci
venne incontro. Ci apprestammo ad accoglierli. Si stava verificando un piccolo
grande evento, una delle poche persone ancora viventi che aveva conosciuto Ian
Fleming, veniva in Italia, e più precisamente a Modena alla presentazione del
volume “Mai dire mai a un Martini dry” edito
da Aliberti. John Pearson affabile e
cordiale insieme alla moglie aveva collaborato a quel volume con un breve
racconto su James Bond, un tema a lui molto caro, era un giornalista e
scrittore noto in Inghilterra, per aver curato le biografie di Paul Getty, e
Lady Diana, oltre naturalmente a quella di Ian
Fleming suo amico e collega al Sunday Times. Dopo mesi di mail e telefonate
eravamo riusciti a convincerlo a tornare in Italia, per partecipare a quella
serata in onore di Bond. A lui si deve la biografia forse più fedele della vita
di Ian Fleming oltre alla “the James
Bond Biography”, godibile affresco dell’adolescenza e della giovinezza di
007, un volume nel tempo rivalutato e che in questi giorni viene rieditato in
Inghilterra. Accomodato all’Hotel Canalgrande e portato a pranzo ad assaggiare
la cucina modenese, alla sera era l’ospite d’onore all’happening presso il Ristorante
Baluardo. Salito sul palco per dare il suo contributo a quella serata speciale
tutta 007, era in compagnia di una
trentina di scrittori e giornalisti coinvolti in quella operazione
editoriale anomala: ognuno di essi aveva realizzato un racconto breve su James
Bond ambientandolo all’interno di uno dei trenta
Bond Point italiani, realizzando quindi una galleria di personaggi tutti
diversi fra loro ma in qualche modo accomunati dall’essere 007, c’era un Bond
bambino, uno anziano, uno con l’Halzeimer, uno gay.
Alcuni grandi nomi del
giornalismo avevano contribuito al volume da Edmondo Berselli a Valerio
Massimo Manfredi, da John Hemingway
a Marco Vichi, da Guido Conti a Andrea Pinketts, e avevano entusiasticamente partecipato alla
serata. Quando diedero la parola a John Pearson la sala gremita ammutolì, il
suo italiano/inglese si faceva capire benissimo e catturò l’attenzione dei
presenti, ognuno di essi segretamente bondiano. Aneddoti di vita, particolari
inediti, e piccole curiosità sul maestro
Ian Fleming raccontati da un testimone molto speciale. Martini shaken not
stirred a profusione nel proseguo della serata, e una speciale cena a tema sulla colazione dell’agente segreto
realizzata con estro da Luca Marchini al
ristorante Erba del re, insieme ad ospiti che animarono la serata con
interventi sul mondo Bond, c’era il presidente dell’Aston Martin club, c’era Mauro Lotti il barman italiano che
aveva conosciuto più attori della saga; il presidente del Bentley Club
italiano; Barbara Ronchi della Rocca,
una giornalista e scrittrice che aveva partecipato all’ultimo viaggio del
transatlantico Britannic; John Patrick
Hemingway nipote del famoso scrittore che ricordava quanto il nonno Ernest
amasse Bond e portasse i suoi figli a vedere i film della saga; ospiti animati
da un particolare entusiasmo felici di essere lì per celebrare un personaggio
cosi amato, che arricchirono la cena con gustosi aneddoti. Il giorno dopo riuscimmo
a visitare un acetaia e anche a pranzare,
non con aragoste e granchi di Creb Key, ma con i tortellini in brodo di mia
suocera lasciando alla coppia un ricordo di Modena anche gastronomico, prima che
riprendessero il volo per Londra.
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