Skyfall,
Naomie
Harris:
mi piace il Bond
di Daniel Craig
L’attrice parla del
suo ruolo e della sua esperienza sul set del 23esimo film sull’agente segreto,
che oggi uscirà nei negozi in Blu-ray e Dvd
di Andrea Facchin
Da oggi, Skyfall sarà
disponibile in Italia in edizione Blu-ray e Dvd. L’ultimo capitolo
cinematografico dedicato alle avventure di James
Bond è senza alcun dubbio tra le
uscite home video più attese del mese. Diretto da Sam Mendes, il film vede
tornare Daniel Craig nei panni dell’agente
segreto più famoso del mondo,
ruolo che aveva già ricoperto in Casino Royale e Quantum of Solace. Come di
consueto, i personaggi femminili sono una parte importante del film: tra essi
spicca (e spiccherà anche in futuro, come quelli che hanno già visto il film
sanno bene…) l’agente Eve interpretato
da Naomie Harris, una collega di Bond all’MI6. Nell’intervista che vi
proponiamo, l’attrice descrive la sua esperienza lavorativa con Sam Mendes e
Daniel Craig e parla di quanto elettrizzante
sia stato girare un film su 007.
Come è stato
lavorare ad un film di Bond?
«Molto
divertente, ma allo stesso tempo impegnativo. Soprattutto per quanto riguarda
gli stunts. Non avevo mai fatto sequenze d’azione simili prima d’ora e non
immaginavo quanta precisione e preparazione richiedesse rispetto alla normale
recitazione. Quindi sì, è stato divertente ma non una passeggiata».
Avevi familiarità
con le pistole?
«Mi
era già capitato di allenarmi a sparare in altri film come Miami Vice, ma poi
non l’avevo mai fatto veramente. Questa è stata la mia prima volta».
Hai mai voluto
diventare una Bond girl?
«Non
credo sia ancora importante discutere sul ruolo delle donne al giorno d’oggi.
Penso che gli sceneggiatori, i produttori e tutti coloro che gestiscono il franchise
sappiano qual è la situazione. Una delle cose fondamentali che mi hanno detto
quando mi hanno contattato per questo ruolo è che il mio personaggio è una
donna moderna, ed era questo che doveva emergere dalla mia interpretazione».
Cosa vuol dire per
te fare parte di un “brand”?
«Non
lo vedo come una prigione, ho lavorato a tanti altri progetti prima di questo,
che mi hanno aiutato a capire che tipo di attrice volevo essere. Ho
interpretato personaggi completamente diversi, come Tia Dalma in Pirati dei
Carabi, e due giorni dopo aver finito Bond mi sono calata nei panni di Winnie
Mandela in Long Walk to Freedom».
Sei un tipo che
accetta la sfida?
«Assolutamente.
È stupendo avere l’opportunità di interpretare personaggi diversi. Recitare è
un duro lavoro, ma lo devo fare perché mi sento come se in me ci fossero cento
diversi personaggi, con cui non ho l’opportunità di entrare in contatto nella
vita reale. Interpretarli è un’esperienza catartica ed è questo l’aspetto che
amo del mio lavoro».
Sei preparata per
l’attenzione dei media?
«Non
è una cosa a cui penso tanto. Quello di cui vado fiera è solo questo film, sono
orgogliosa del mio ruolo e di quello che rappresenta. Mi rende felicissima aver
preso parte al franchise, e farò tutto ciò che posso per promuoverlo al meglio.
Ma non ho ancora pensato alle conseguenze che porterà tutto questo, magari lo
farò tra un paio di mesi».
Come ti sei trovata
a lavorare con Sam Mendes?
«È stato bellissimo lavorare con lui. Penso
che il cuore di tutto stia nei personaggi e nella loro relazione, e nei film
d’azione spesso le persone tendono a dimenticarlo: guardano solo gli effetti
speciali e in quetso modo perdono di vista ciò che è veramente importante. Ma
Sam ha sempre avuto le idee chiare su quale fosse l’elemento chiave, e non
perdeva occasione di ricordarcelo. Ci diceva di dimenticare tutto il resto e
confrontarci solo sui personaggi e sui rapporti che li legavano. A volte
sembrava di essere sul piccolo set di un film indipendente, non di un
blockbuster di Hollywood».
Secondo te, Daniel
Craig è il Bond perfetto?
«Ho
lavorato con lui per sette mesi e per me lo è. Voglio dire, è un uomo che dopo
quattordici/quindici ore al giorno di lavoro va ad allenarsi per altre due ore.
Per me è proprio Bond».
Questo film di Bond
è diverso dagli altri.
«Per
me è stata la prima volta in cui ho pensato che Bond fosse un personaggio
concreto, con cui entrare in connessione. È molto virile e può stenderti in
qualsiasi momento e l’ho trovato molto eccitante. Non è mai stato migliore di così».
Cosa ti ha sorpreso
di più di Daniel Craig?
«Quanto
abbia i piedi per terra nonostante il grande successo che ha ottenuto. Che
fantastico Bond sia… e che fosse sempre pronto ad aiutare tutti sul set.
Durante il mio primo giorno ero molto nervosa, più di qualsiasi altra volta
perché dietro a Bond c’è così tanta storia. Sentivo un pochino la pressione, e
avere lui che mi diceva “non preoccuparti, la supereremo insieme”, o che si
prendeva le colpe quando sbagliavo una battuta, ha fatto molta differenza».
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