Il mio nome è Bond,
James Bond
di Davide Castellazzi
“Un
uomo interessante cui succedono cose incredibili”, così venne definito James
Bond da Ian Fleming, lo scrittore che lo creò nel 1953 nel romanzo "Casinò
Royal". La spia più famosa di tutti i tempi da oltre cinquant'anni
continua a entusiasmare il pubblico di tutto il mondo, passando con
disinvoltura da un media all'altro. C'è molto di
Ian Fleming in James Bond. Discendente di una ricca famiglia inglese, nel corso di
una vita non eccessivamente brillante ma sufficentemente avventurosa, Fleming si dedicò al giornalismo e
all'attività bancaria, ma soprattutto si arruolò nei servizi segreti
britannici durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu probabilmente quell'esperienza
a fornirgli la grezza creta per modellare la sua creatura letteraria. Inoltre,
proprio come Bond, Fleming amava i vestiti eleganti, le feste lussose, gli
amici affascinanti, i luoghi esotici, il tutto condito col tipico aplomb
inglese. Nei quattrodici libri scritti
(12 romanzi e due raccolte di racconti), Fleming descrive sempre succintamente
il personaggio, conferendogli un aspetto lievemente più tenebroso di quello
della sua versione cinematografica. Attraverso la lettura delle sue avventure è
possibile farsi un quadro di tutta la vita del personaggio. Figlio di padre scozzese e madre svizzera,
che periscono in un incidente quando è ancora un ragazzo, Bond viene affidato
alle cure di una zia che vive nel Kent. Frequenta il prestigioso collegio inglese
Eton, ma ne viene espulso per questioni di sesso. Passa a Fettes, ove pratica
anche pugliato e judo. In seguito entra
nel Ministero della Difesa Britannico e, al termine della Seconda Guerra
Mondiale, nei Servizi Segreti. Il numero 007, che lo identifica, indica anche
la sua particolare qualifica, dato che il doppio zero è sinonimo di “licenza di
uccidere” assegnata solo agli agenti migliori e più fidati. Il personaggio è
pronto per affrontare il mercato editoriale, Fleming sforna circa un libro all'anno.
Il successo arriva velocemente e, anche se i salotti letterari non vedono di
buon occhio quelle storie fatte di spie e condite di sesso, il pubblicò
comincia ad amare il personaggio, anche fuori dall'Inghilterra. Nel 1961, in un'intervista su Life, il
presidente John Fitzgerald Kennedy afferma che "Dalla Russia con
amore" è il suo secondo libro preferito, subito dopo "Il rosso e
il nero di Stendhal". Il più elegante degli inglesi ha fatto breccia nel
cuore dell'America. Poteva il cinema lasciarsi sfuggire un personaggio come
Bond? Certamente no. E "Dr. No" è il titolo del suo primo film
(giunto in Italia come "Licenza di uccidere"), uscito nelle sale
inglesi nel 1962 e in quelle statunitensi nel 1963. Lo strillo sulla locandina
cinematografica recita “meet the most extraordinary gentleman spy in all
fiction”. Anche se il secondo film, "Dalla Russia con amore", secondo
molti fan è migliore del primo, e anche se la
bondmania scoppia solo col terzo, Goldfinger, già in Licenza di uccidere
gli ingredienti del successo ci sono tutti. Innanzitutto lui, Bond, a cui
presta volto e fisico un giovane Sean Connery in splendida forma, macho e
ironico come il personaggio deve essere. Poi le bond girls, Ursula Andress in
primis, la cui immagine in bikini mentre esce dall'acqua è entrata a far parte
della storia del cinema. Seguono i “gadget”, i congegni da agente segreto che
Bond utilizza con disinvoltura al momento opportuno. E infine gli abiti: sin
dalla sua prima apparizione Bond è inappuntabile in giacca e cravatta,
mostrando uno stile sobrio ma ineccepibile, da vero gentleman inglese. Una
caratteristica, quest'ultima, che ben si intona anche con la scelta del suo mezzo di trasporto per eccellenza: una
Aston Martin DB5. Auto meravigliosa e dalle sinuose curve, che ricordano
quelle delle splendide fanciulle presenti in ogni film e catalogabili in due
sole categorie: belle e letali, belle e accondiscenti. Nell'universo
maschilista di Bond non sembre infatti esserci posto per il “brutto”, con
l'eccezione, ovviamente, dei suoi cattivissimi avversari maschili. In
quarant'anni di presenza al cinema, il ruolo di Bond deve per forze di cose
passare ad altri attori, nell'ordine: George Lazenby, Roger Moore, Timothy
Dalton, Pierce Brosnan, Daniel Craig. Nonostante i fan più attempati in genere
ritengano che l'unico “vero” James Bond
sia il primo, anche altri interpreti si guadagnano i propri sostenitori.
Con la sola esclusione di Lazenby,
protagonista di un solo film, che sembra
non essere apprezzato da nessuno e che, in effetti, dopo "Al servizio
segreto di Sua Maestà" (del 1969) sparisce dalla scena.
Crediti
: Fumetti & Robot
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