Piange e sbaglia mira. Anche James Bond è diventato moderno
di Cinzia Romani
Sbaglia mira, cade a terra per la stanchezza, s'impasticca per affrontare la giornata, donne stupende non ne ha e flirta (in senso psicologico) con un cattivissimo gay platinato: è il nuovo Mister Bond, che cambia pelle per scivolare nel XXI secolo con l'atteso Skyfall, dal 31 nelle nostre sale.
Vecchia volpe e nuovi trucchi, comunque, perché il terzo 007 di Daniel Craig, sotto contratto per altri due anni nel ruolo dell'agente segreto più famoso del mondo, cerca una trasformazione adatta ai nostri tempi confusi e globalizzati. Così, largo a una Moneypenny dalla pelle nera, la laureata (a Cambridge: Scienze Politiche) Naomie Harris, che nulla ha della materna segretaria d'antan (questa mena e spara), sempre in adorazione della spia doppio zero. E spazio ad M, continuamente in scena: «l'oscarizzata» Judi Dench, per la settima volta a capo dell'MI6 mette in luce le sue debolezze e commuove per la sua fragilità di anziana capobanda, che sui servizi segreti ne sa una più del diavolo. Ferita, pronta per il piano di pensionamento e a braccetto con il vecchio guardacaccia di casa Bond, qui mostrato per la prima volta, intenerisce il cuore. Soprattutto quando confeziona proiettili fatti in casa, con i pendenti del lampadario. È la crisi, bellezza: la dotazione di Bond, qua, è una pistola e una radio. Il perfetto alter-ego di M, non a caso, è l'inedito James versione sentimentale, quando sospira: «Mi conviene rimanere morto, per stare tranquillo».Benvenuti nel regno delle ombre, dunque, dove la carne è stanca, l'Occidente è debole e neanche 007 si sente troppo bene, se ha la barba di tre giorni e gli occhi da cocker abbacchiato. Il tutto, condito dalla canzone dei titoli, scritta e cantata da Adele con elegante malinconia.«Volevo portare Bond in un mondo inesplorato, inserendo un po' di umorismo, assente da tempo: il mio Bond plana nel mondo reale e la sua non è una fine, ma una rinascita. Stando a Ian Fleming, il personaggio è complesso: ho allentato il lato dark, per portarlo nella complessità. Del resto, da bambino amavo il lato esplicito dei personaggi adulti, nei vari 007: trovavo affascinante la loro sensualità. Conciliare film d'azione e film d'autore? Tra i due generi, ormai non c'è più differenza», scandisce il regista Sam Mendes, premio Oscar per American Beauty e che stavolta racconta lo spirito del tempo («abbiamo giocato sul senso di paura delle persone»), senza rinunciare alle sequenze mozzafiato. Per i fan duri&puri, resistono i combattimenti corpo a corpo in Turchia, sul tetto d'un treno in movimento; l'Aston Martin resuscitata nel garage di casa Bond, il maniero scozzese Skyfall e la vecchia Walther PPK personalizzata, che spara solo in mano a Bond.«Sto con Mendes: cancelliamo dalla lavagna il vecchio Bond, puliamo tutto - scherza Daniel Craig, fisico palestrato di chi non vuole controfigure - . Se la scena gay tra me e Xavier Bardem suggerisce l'indebolimento dell'Occidente? Il rapporto tra di loro è psicologico, si vogliono fottere, nel senso di distruggere, a vicenda! Un po' di sofferenza è cosa buona: non volevamo eccedere, col lato drammatico, ma evidenziare il lato conflittuale del personaggio di Fleming, che soffre nell'essere assassino. Abbiamo cercato di rendere la storia più toccante per il pubblico. Impossibile fare un film per compiacere ogni singolo fan. Bond è un personaggio inventato, io poi sono completamente non-Bond. Certo è che mi piacciono le belle donne, il Martini e le auto veloci. E Sean Coonery resta il mio 007 preferito». Le scene dell'inseguimento sui tetti di Istanbul e nel Gran Bazaar l'attore quarantaquattrenne le ha girate mettendoci i muscoli, come nella sequenza a Shanghai, in bilico su un'ascensore, o nei tunnel dell'Old Vic, a Londra, sua città natale, uggiosa e nebbiosa come da letteratura.E le mitiche Bond-girls? A parte Bérénice Marlohe, modella franco-cambogiana qui come Séverine, donna misteriosa con la pistola nella giarrettiera e amante sia di Bond che del «villain» Silva (Xavier Bardem molto gigione come gay), si nota Naomie Harris. D'origine giamaicana, l'attrice è costretta a sparare a James Bond. «Sono la prima donna che spara a Bond, ero preoccupata: come riscattarmi agli occhi del pubblico? Ai tempi di Fleming, le donne servivano per abbellire, ma oggi sarebbe antiquato», spiega. Festival del politicamente corretto? Dopo cinquant'anni era inevitabile.
Postato da Il Giornale 27.10.2012
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