sabato 27 ottobre 2012

INTERVISTA a DANIEL 007 CRAIG

Intervista a Daniel Craig
UN BOND  PIU' UMANO E VULNERABILE
di Gloria Satta



ROMA - Gli chiedono: qual è il tuo hobby? James Bond risponde: «La resurrezione». Non a caso, all’inizio dell’ultimo film Skyfall diretto da Sam Mendes (nelle sale dal 31 ottobre con Warner), l’agentesegreto per eccellenza viene dato per morto, ma è solo un attimo: rispunterà vivo e vegeto, anche se un po’ acciaccato, per proteggere i servizi segreti sotto attacco, combattere il cattivo Xavier Bardèm platinato e omosessuale, imbattersi nella Bond Girl Bérénice Marlohe, approfondire il rapporto con il boss Judi Dench e tenere testa alla collega Naomie Harris, che spara meglio di lui. Ovviamente in un tripudio di scene mozzafiato, inseguimenti, momenti di humour, duelli spettacolari che hanno come sfondo Londra, Istanbul, la Cina, la Scozia.

Per un Bond tutto nuovo che fa poco sesso, conosce la sconfitta e a sorpresa mostra il volto più intimo, lacrime comprese, c’è il Daniel Craig di sempre: aitante, simpatico, estroverso, l’attore inglese 44enne è venuto a Roma per il lancio di Skyfall. E parla senza farsi pregare del personaggio che ha interpretato per la terza volta nel cinquantenario della saga creata da Ian Fleming.

Quest’ultimo 007 è vulnerabile, fallibile, fisicamente affannato. Una rivoluzione?«Non vorrei caricare il ruolo di significati eccessivamente drammatici. E’ pur sempre James Bond! Ma più vicino all’ispirazione di Fleming: per esempio, soffre del fatto di essere un killer. Un po’ di dolore non guasta».

C’è il rischio di destabilizzare i fan duri e puri?«Non è possibile accontentare tutti ma Mendes e io, da veri ammiratori della saga, ci siamo sforzati di dare il massimo assestando uno scossone al mondo di Bond. Per realizzare una storia ricca di pathos e insieme toccante, abbiamo introdotto elementi realistici e reinserito personaggi dimenticati. Aprendo la strada ai film del futuro: io, per contratto, devo interpretarne altri due».

In che misura la saga di 007 si differenzia da altre serie d’azione come Mission: impossible e Bourne Legacy?«I film di questo genere devono rispettare una formula precisa: c’è una minaccia sul mondo e il supereroe alla fine lo salva. Pur attenendoci alle regole del gioco, noi abbiamo reso Bond diverso, più realistico».

Le somiglia, l’agente con licenza di uccidere?«No! Io sono l’opposto. Da una parte penso che come lui farei qualcunque cosa per proteggere le persone che amo, dall’altra vedo Bond come un personaggio di pura fantasia».

A quale degli ex 007 si sente più vicino?«Io sono diverso da tutti gli attori precedenti. E ognuno di loro ha contribuito al successo e alla longevità del personaggio. Connery è stato il primo a renderlo immortale, ma io sono cresciuto con i film di Moore».

Che effetto le ha fatto interpretare la scena in cui il cattivo Bardèm tenta di sedurre Bond?«Tutto era previsto dal copione e Xavier si è divertito a estremizzare il suo ruolo. L’approccio tra i due non è propriamente omosessuale, è piuttosto psicologico. Tentano di fottersi a vicenda».

Com’è stato scortare la Regina Elisabetta all’apertura delle Olimpiadi?«Sua Maestà si è dimostrata davvero lovely, squisita, e quel nostro incontro ha avuto un che di surreale...Io ho solo interpretato un piccolo ruolo nell’ambito del grande evento dei Giochi Olimpici. E ne sono onoratissimo».

Postato da Il Messaggero 27.10.2012

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