Eleganza e velocità
quando l'agente 007 si mette al volante
di Andrea Chimento
Cinquant'anni al servizio segreto di sua
maestà e… alla guida di automobili di lusso: la saga cinematografica di James
Bond, iniziata nel 1962 con «Licenza di uccidere», ha portato sul grande
schermo alcuni tra i veicoli più affascinanti del secolo scorso. Nei ventitre
film targati 007, i produttori hanno selezionato motori che hanno fatto la
storia del cinema (e non solo), spesso dopo aver stipulato ricchi contratti con
le case automobilistiche. In principio, nell'avventura di esordio di Bond, c'erano la Sunbeam Alpine (una versione
classica priva degli accessori di Q) e la Chevrolet
Bel Air: quest'ultima, di colore nero, è la prima automobile guidata dal
celebre personaggio. Nel secondo capitolo, «Dalla Russia con amore» del 1963,
l'eroe passa al volante di una Bentley
Continental (citata anche nei romanzi di Ian Fleming), modificata con un
motore Mark IV da 9.500 cc. Solo successivamente appare sulla scena l'auto
bondiana per eccellenza: l'Aston Martin
DB5, che esordisce in «Goldfinger» (1964) e ritorna in diverse pellicole
seguenti. I fan della saga ricorderanno gli optional della mitica vettura:
mitragliatrici anteriori e posteriori, cortina fumogena, scudo posteriore
antiproiettile, sedile passeggero iettabile e targhe intercambiabili. Bistrattato
ai tempi dell'uscita in sala e oggi ampiamente rivalutato, «Al servizio segreto
di sua maestà» (1969), unico capitolo con George Lazenby nei panni di 007, vede
protagonista l'Aston Martin DBS,
anche nella struggente sequenza finale in cui Bond assiste alla morte della
moglie, sposata pochi minuti prima.
Un importante cambiamento avviene nel 1973,
anno di «L'uomo dalla pistola d'oro» con Roger Moore: i produttori stipulano
uno storico accordo con l'American
Motors, che gli frutterà cinque milioni di dollari in cambio dell'utilizzo
esclusivo dei loro modelli nel corso del film. Impossibile dimenticare il salto
più spettacolare realizzato dall'agente segreto (lo stuntman dovette ripetere
la scena due volte per volere del regista Guy Hamilton) a bordo di una AMC Hornet. Moore, in seguito,
guiderà più volte una Lotus Esprit (in «La spia che mi amava» del 1977 e in
«Solo per i tuoi occhi» del 1981) e persino una Alfa Romeo Alfetta GTV6 in «Octopussy-Operazione piovra» del 1983. Dopo
gli insuccessi dei due film con l'attore Timothy Dalton (in «Zona pericolo» del
1987 sono presenti l'Aston Martin V8
Vantage e l'Audi 200 Turbo Quattro), la saga si riscatterà con l'esordio di
Pierce Brosnan in «Goldeneye» (1995) di Martin Campbell. Per questo nuovo
inizio si punta sul ritorno della classica Aston
Martin DB5, su una Bmw Z3 Roadster
e persino su una Ferrari F355 GTS
pilotata dalla malvagia Xenia Onatopp, interpretata da Famke Janssen. Ancora
più in grande gli accordi stipulati per il successivo «Il domani non muore mai»
(1997), che riuscì a pareggiare il budget soltanto grazie al product placement,
ottenendo la cifra record di 100 milioni di dollari: tra i brand che hanno
"contribuito" un posto d'onore alla BMW, che ha scelto per Bond i modelli 750iL e Z8 (apparsa in «Il mondo non basta» del 1999).
Tre anni dopo, per «La morte può
attendere», il brand selezionò ben venti partner che vollero apparire nel film:
la sola Ford spese 35 milioni di dollari per sostituire la BMW. 007 guida una Ford Fairlane mentre la sensuale Halle
Berry è al volante di una Ford
Thunderbird. La casa statunitense sarà ancora presente nelle pellicole
successive ma, visto che la saga ha deciso di ripartire da zero, in «Casino
Royale» (2006) con Daniel Craig la parte del leone è tornata all'Aston Martin. In particolare, nel
recente «Skyfall» (2012) l'auto con cui Bond fugge insieme a M verso la Scozia,
è identica a quella di «Goldfinger», targa compresa. Un grosso cambiamento,
come più volte sottolineato dai media, è invece legato nell'ultimo film alle
abitudine alcoliche di 007: la Heineken ha sborsato ben 45 milioni di dollari
per far degustare all'agente segreto qualche sorso della birra olandese (oltre
a un ampio battage pubblicitario) in una breve sequenza del film.
Crediti | Link : Il Sole 24 Ore –
Motori 24
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