Quando
i Beatles e James Bond crearono la «swinging London»
Il 5 ottobre 1962, in
un Inghilterra depressa dalla crisi economica e dalla decolonizzazione,
uscirono "Love me do" e "007Licenza di uccidere". Furono
immediatamente due fenomeni di costume
di
Enrico Silvestri
I Beatles e James Bond, tutto in un colpo solo. Due
episodi «epocali» per risollevare il morale ai sudditi di sua maestà che, dopo
aver vinto la guerra, avevano «perso» la pace tra razionamento alimentare,
crisi economica e impero in dissolvimento. Tutto riscattato il 5 ottobre 1962
quando arrivarono sul mercato «Love me do», primo 45 giri degli «Scarafaggi», e
«Agente 007, licenza di uccidere», inizio di una lunga saga. E subito la
cultura inglese tornò prepotentemente a proporsi sulla scena mondiale, poi
arrivò la minigonna di Mary Quant, Carnaby street, e la capitale si trasformò
nella «Swinging London», la città che «fluttua», termine ufficialmente coniato
dal Time il 15 aprile 1966. Nel dopoguerra infatti il Regno Unito conobbe la
sua peggiore crisi economica, politica e morale dai tempi dell'Armada
Invencible inviata da Filippo II nel 1588. Sconfitta la flotta spagnola, per
l'Inghilterra iniziarono tre secoli e mezzo di splendore, fatto di vittorie e
continue conquiste territoriali. Dopo l'apogeo dell'Inghilterra vittoriana,
ancora nel 1921 l'Impero britannico si estendeva infatti su 37 milioni di
chilometri quadrati dal Canada alla Guyana, dall'Egitto al Sudafrica,
dall'India all'Australia con più di mezzo miliardo di abitanti, oltre un quarto
dell'intera popolazione mondiale. Poi la seconda guerra, vinta ma a un prezzo
spaventoso. Il Paese entrò in una crisi economica che portò a durissime
politiche di austerità con il razionamento dei generi di prima necessità per
tutti gli anni Cinquanta. Uno shock terribile per il Regno Unito abituato al
«Britannia rules the waves».
Anche perché nel frattempo era iniziato il
dissolvimento dell'impero. Già nel 1947 Londra aveva dovuto rinunciare
all'India e il Pakistan, l'anno dopo alla Palestina. Nel 1956 Nasser, che aveva
preso il potere in Egitto, altra ex colonia inglese, nazionalizzò il canale di
Suez. Londra e Parigi reagirono mandando le truppe a riprenderne il controllo.
Ma furono costretti a una precipitosa ritirata per l'intervento deciso degli
Stati Uniti. Un'umiliazione terribile. Poi, una dopo l'altra, le tante nazioni
che componevano il mosaico britannico raggiunsero l'indipendenza. Basti citare
il Sudan nel 1956, la Costa D'oro e la Malesia nel 1957, la Nigeria nel 1960,
il Tanganika e il Sudafrica nel 1961.
Il Paese iniziò dunque gli anni Sessanta in una
profonda depressione, economica, politica ed emotiva, quando improvvisamente
arrivarono due episodi destinati a influire nei costumi e nella cultura. E non
solo nell'isola. Il 5 ottobre si tenne a Londra la prima mondiale di «Agente
007, licenza di uccidere», tratto da uno dei romanzi dello scrittore Ian
Flemming. Sean Connery interpretava James Bond, agente dell'MI6, il servizio di
controspionaggio, con «licenza di uccidere», come indicava il «doppio 0» della
sua sigla. Dopo di lui si alterneranno George Lazenby, Roger Moore, Timothy
Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig in 23 pellicole, ultima delle quali
«Skyfall», uscita nel 2012. Una saga che sembra non finire mai. Lo stesso
giorno arrivò sul mercato il 45 giri «Love me do», con «I love you» sul lato B,
dando vita al più grande fenomeno musicale di tutti i tempi. Il caschetto dei
«ragazzi di Liverpool» insieme alle loro giubbe e gli stivaletti a punta,
divennero la divisa di una generazione che fischiettava le loro canzoni.
Londra divenne immediatamente una sorta di «luogo dello
spirito». Tutti volevano andarci per sciacquare i panni in Tamigi. Mary Quant
nel frattempo aveva fatto indossare un ridottissimo gonnellino a una
parrucchiera ancora adolescente, Leslie Hornby detta «Twiggy», grissino. Era
nata la minigonna e, a quel punto, tutto quello che era inglese era
automaticamente di moda. Abiti, scarpe, dischi e accessori ebbero presto una
strada tutta per loro Carnaby street, nel quartiere di Soho, una sorta di mecca
dove andare religiosamente in pellegrinaggio. Fu così che il 15 aprile 1966,
mettendo insieme quanto era successo negli ultimi anni, il «Time», proprio
dedicando un articolo a questa via dello shooping alternativo, coniò il termine
«swinging London», la città che fluttua, da «to swing» che in inglese significa
dondolare, oscillare. Un «movimento» iniziato con il 45 giri di una
semiscosciuta band composta da quattro ventenni e un filmetto d'azione, girato
a basso costo e con poche pretese artistiche.
Crediti | Link : Il Giornale.it
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